UNITALSI al Monte: un’esigenza dell’anima

UNITALSI al Monte: un’esigenza dell’anima

L’esperienza del Monte non è solo una tradizione che dura da anni, è un appuntamento irrinunciabile, un’esigenza dell’anima. L’ho capito partecipando quest’anno per la prima volta.
“Sembra di stare a Lourdes”, è stata la mia prima impressione, sì, sembra di stare in un santuario mariano, in uno di quei luoghi speciali, accarezzati dalla dolce presenza della Madre del Cielo, in cui tutto è grazia, in cui tutto diventa preghiera e lode a Dio. E ti sembra di conoscere tutti da anni: persone di cui un secondo prima ignoravi l’esistenza improvvisamente ti entrano nel cuore e non le scordi più. E vorresti abbracciare tutti, condividere le gioie e le sofferenze di tutti, vorresti investire ogni singolo secondo della tua giornata e della tua vita per donare gioia a chi ti sta vicino. E i giorni volano, come gli istanti vissuti amando.

Se dovessi descrivere cos’è la comunione dei santi in Cielo, questa esperienza è probabilmente ciò che su questa terra più gli si avvicina. Anche un ateo incallito in un contesto simile sarebbe capace di accorgersi dell’esistenza del Paradiso, dell’infinito che si spalanca quando si ama, ci si scopre amati e ci si lascia amare.
Nel dolore accolto e nell’amore donato rivedi la tua vita, la rileggi amata profondamente da un Dio che non rimane a guardare indifferente sull’uscio della porta, ma corre incontro ai suoi figli con le braccia spalancate per rivelargli il Suo volto Bello di Padre misericordioso. E non sfugge ad occhi attenti il riflesso di Dio che traspare attraverso il viso illuminato degli operatori e degli ammalati. È una presenza fortissima, tangibile, che attrae terribilmente, come le cose belle, come le cose vere, come la santità, come Dio.

Avrei voluto avere mille megafoni per gridare al mondo intero la Bellezza che ho visto, quella che sta salvando il mondo, quella di chi si sente vivo e felice perché ha trovato Dio e trovando Lui ha trovato tutto. Ed ho pensato immediatamente ai giovani, a coloro che gli spietati ed ipocriti media avvelenano quotidianamente con mortifere dosi di disperazione, ho pensato a tutti loro e avrei voluto averli lì con me, con noi, per tre giorni o per pochi minuti, e avrebbero visto, ne sono certo, che la speranza è tutt’altro che morta, che la speranza è viva, vivissima. Si, avrebbero visto anche loro, in un istante, ciò che ho contemplato anch’io: la bellezza della vita che si fa dono.

Mi viene in mente un aneddoto raccontato a Lourdes dal cardinal Angelo Comastri. Diceva così: “Ricordo che quando ero a Loreto, in uno dei tanti incontri con don Oreste Benzi, egli una volta mi confidò: “Da alcuni gestori di discoteche ho avuto l’autorizzazione ad entrare alle due di notte. Interrompono la musica e mi danno il permesso di parlare per due minuti, due minuti di orologio”. Fu spontaneo chiedergli: “Don Oreste e cosa dici in due minuti in quegli ambienti così sordi alla voce di Dio?” Rivedo ancora il volto sorridente e semplice di don Oreste che mi rispose: “Dico soltanto questo: voi qui cercate la felicità, ma non la troverete. Ve lo garantisco. Se volete essere felici fate del bene. La gioia si trova soltanto così”.
L’UNITALSI trasmette lo stesso identico messaggio. È quello che ho visto in questi giorni al Monte, è ciò che non mi scorderò mai di ripetere con la vita.

(P.Daniele Curci CP – Toscana Oggi – Confronto n. 21 del 07/06/2015)

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