Dagli scritti di San Paolo della Croce

L' Abito Religioso

Pensieri dalle Lettere di san Paolo della Croce

 

1.Prefazione al primo testo della Regola

(Narra le ispirazioni divine che ha ricevuto e che l’hanno deciso ad impegnarsi nella fondazione della Congregazione) (p. 753 , Lettere ai religiosi a cura di P. Fabiano Giorgini)

 

“…Dopo poi qualche tempo (che non mi sovviene né il mese, né il giorno di certo) restai, ma con più veemente ispirazione di ritirarmi alla solitudine e queste ispirazioni il mio caro Iddio me le dava con molta soavità di cuore. Ora in questo tempo mi venne lume di portare una povera tonica nera d’arbagio, che è della più ordinaria lana che si trovi in questi paesi, et andare scalzo, a vivere con altissima povertà, insomma colla grazia del Signore fare vita penitente.

 

“…Poi quest’estate passata, nel qual tempo non mi sovviene né il mese, né il giorno, perché non l’ho scritto, so bene che era un tempo che si raccoglieva il grano, in giorno feriale feci indegnamente la S. Comunione nella chiesa de’ RR. PP. Cappuccini del Castellazzo, e mi ricordo che fui molto raccolto, dopo mi partii per andarmene a casa, e per la strada andavo raccolto come in orazione. Quando fui in una strada per voltare verso casa, fui elevato in Dio con altissimo raccoglimento, con scordamento di tutto e grandissima soavità interiore; e3d in questo tempo mi vidi in spirito vestito di nero sino a terra, con una croce bianca in petto e sotto la croce avevo scritto il Nome santissimo di Gesù in lettere bianche, ed in quest’istante mi sentii dire queste istesse parole: E’ questo in segno di quanto debba essere puro e candido quel cuore, che deve portare scolpito il Nome SS.mo di Gesù; ed io vedendo e sentendo ciò, mi posi a piangere, e poi cessò.

Di lì a poco tempo vidi in spirito a porgermi la s. tonica con il nome SS.mo di Gesù e la croce tutta bianca, a riserva la tonica nera; ed io con giubilo di cuore l’abbracciavo. Sappia chi leggerà questo, che nel vedermi porgere la s. tonica non vedevo forma corporea, come dire figura d’uomo, questo no, ma in Dio; cioè l’anima conosce che è Dio perché glielo fa intendere con moti interni del cuore ed infusa intelligenza nello spirito, e tanto altamente, che è difficilissimo a spiegarsi, perché l’anima è tanto quello che intende, che non si puole né dire, né scrivere….

“…E poi sappiate, carissimi, che il principal fine d’andar vestiti di nero (secondo la particolare ispirazione che Dio m’ha dato) s’è d’essere vestiti a lutto in memoria della Passione e Morte di Gesù, ed acciò non ci scordiamo mai d’averne con noi una continua e dolorosa rimembranza…”

 

*Da E.Zoffoli, San Paolo della croce, I p. 161

L’impulso a far vita solitaria restò vivo come l’idea della tunica di penitenza; ma, quanto al resto, Paolo non vedeva chiaro. Egli comprese solo in seguito ad un singolare intervento della Vergine, che apparve al Santo mentre questi era in viaggio e, incerto sulla vocazione da seguire, meditava di entrare in qualche Ordine religioso. Era “bellissima” e il giovane, avvertendone la presenza, non ardiva fissarla in volto. Vestiva di nero col “segno” della Passione sul petto e con una grazia indicibilmente materna: “Figlio – gli disse -, vedi come sono vestita a lutto? Ciò è per la Passione dolorosissima del mio diletto Figlio Gesù. Così ti hai da vestire tu ed hai da fondare una Congregazione nella quale si vesta in questa guisa, dove si faccia un continuo lutto per la Passione e Morte del mio caro Figliolo” (Rosa Calabresi, Proc. Ord, Roma 1999v).

 

 

 

A Tommaso Fossi – Presentazione

Da Vetralla 25 giugno 1768

“Ora che V.R. porta la sacra livrea della SS.ma Passione del dolce Redentore, è tenuto più di prima ad imparare e praticare i costumi divini di Gesù Cristo, chre sono le virtù eroiche.”

 

 

Ai Religiosi * Orbetello 14 aprile 1747

(Annunzia la sua elezione a Preposito Generale e presenta i decreti emanati nel Capitolo)

(Invita a proseguire…) “pel cammino di quell’altissima perfezione a cui è incamminato chiunque in quest’abito milita sotto le dolorose insegne della Passione e Croce del Signore…”

 

 

Ai Religiosi * Vetralla, 23 febbraio 1758

(Notifica la sua rielezione a Preposito Generale ed esorta caldamente alla pratica delle virtù e all’acquisto della religiosa perfezione)

“Vi prego dunque o dilettissimi ad aiutarmi a portare questo peso del governo della Congregazione con menare una vita tanto osservante delle Regole e tanto santa, sicchè possa con giubilo di cuore esclamare coll’Apostolo: Vos estis gaudium meum et corona mea (Fil 4,1) (trad. voi siete la mia gioia e la mia corona).

E tutto ciò seguirà se, siccome nell’abito esteriore voi fate un perpetuo lutto per la Passione e Morte del nostro Divin Redentore, così, morti a tutto ciò che non è Dio, sarete tutti un vivo ritratto di Gesù Cristo coll’esercizio continuo delle sante virtù…”

 

Ai Religiosi * Roma 30 agosto 1775

(Aggravandosi sempre più, il 30/08/1775, Paolo volle comunicarsi per Viatico. Prima della Comunione lasciò ai religiosi, presenti e futuri, questi ricordi, come testamento spirituale).

“…Ecco, fratelli miei dilettissimi, quello che io desidero con tutto l’affetto del mio povero cuore sì da voi, che vi trovate presenti, come da tutti gli altri, che già presentemente portano quest’abito di penitenza e di lutto in memoria della Passione e Morte dell’amabilissimo nostro Divin Redentore…”

 

Ai Religiosi

(Promulga alcune norme di vita per i Terziari od Oblati della Congregazione)

“…Perché poi questa nostra Congregazione ha fine di dilatare la scordata memoria della Passione del nostro Redentore, però è molto ragionevole, che chiunque ne porterà in qualsiasi modo il santo abito, procuri di averne tenerissima divozione…”

 

Ai Religiosi * Roma 20 maggio 1775

(Notifica la sua rielezione a Preposito Generale e dà varie disposizioni)

“…I Religiosi siano provveduti sia di abito, sia di mantello, quando n’avranno bisogno, a conto di quel Ritiro in cui si troveranno di famiglia nel principio di ottobre. In occasione che sono mutati i Religiosi di famiglia, siano mandati decentemente tanto interiormente che esteriormente vestiti e provveduti competentemente del rimanente necessario, come di sandali, berretto, fazzoletti ecc… e se occorrerà su questo punto qualche mancanza, spetterà al M.R.P. Provinciale ordinare quello che sarà dal medesimo giudicato conveniente, il che si eseguirà senza rilevare altra difficoltà”.

 

 

* Quando arrivò la risposta della Santa sede che non voleva l’istituto della Passione come Ordine, egli accettò con totale disponibilità di spirito, anche se con sofferenza la decisione ed in essa vide e adorò senza la minima esitazione la volontà di Dio.

Primo giorno della novena “Maria presentata al Tempio” - 12 novembre 2018 - Paolo della Croce racconta la sua vocazione

Dalle Lettere di san Paolo della Croce

Io poverissimo e gran peccatore Paolo Francesco, minimo servo de’ poveri di Gesù, due anni circa dopo che il mio amantissimo Iddio m’ha convertito a penitenza, passando per la riviera di Genova verso Ponente vidi una piccola chiesa in un monte sopra Sestri e nel vederla mi sentii mosso il cuore al desiderio di quella solitudine; ma siccome ero impiegato nell’officio di carità per l’assistenza ai parenti, non potei mai effettuarlo, solo che sempre lo tenevo nel cuore.

Ora in questo tempo mi venne lume di portare una povera tonica nera d’arbagio, che è della più ordinaria lana che si trovi in questi paesi, ed andare scalzo, vivere con altissima povertà, insomma colla grazia del Signore fare vita penitente. Ciò non mi si partì più dal cuore, e mi seguiva sempre più maggior impulso, e ciò per seguire gli inviti amorosi del mio Dio, che per sua infinita bontà mi invitava a lasciare il mondo.

Ma siccome non potevo seguire la santa ispirazione per la necessaria assistenza alla casa, cioè a mio padre, madre e fratelli, tenevo la sopraddetta vocazione sempre coperta nel cuore, fuoriché la conferivo col Rev.do mio P. Direttore. Io non sapevo ciò che Dio volesse da me, e per questo non pensavo ad altro, solo che ero attento a sbrigarmi dalle faccende di casa per poi ritirarmi. Ma il Sommo Bene, che per sua infinita bontà voleva qualche cos’altro da questo povero verme, non ha mai permesso che mi sia sbrigato in quel tempo; quando ero quasi per sciogliermi del tutto insorgevano nuove difficoltà, ma i desideri crescevano sempre più.

Quando che mi venne un’altra ispirazione di radunare compagni per stare poi unito assieme per promuovere nelle anime il s. timore di Dio (essendo questo il principale desiderio), ma di questa cosa di radunare compagni non ne facevo conto; con tutto ciò mi restava sempre nel cuore.

(Dalla Prefazione al primo testo della Regola: F. Giorgini, Lettere n. 325)

 

 

Confronto e riflessione

* San Paolo della Croce ha avuto una vita non facile. La sua stessa vocazione non gli si è rivelata con chiarezza fin dall’inizio, ma gradualmente. Solo più tardi ha avuto la sicurezza che Dio lo chiamava a fondare un nuovo istituto nella chiesa.

* Quindi si è messo alla ricerca della via attraverso la quale avrebbe potuto realizzare il disegno che Dio gli aveva mostrato. E quando ormai la Congregazione era abbastanza radicata da dare fondate speranze di vita egli era ancora alla ricerca e non capiva bene se Dio voleva che fondasse un ordine religioso o no.

* Quando arrivò la risposta della Santa sede che non voleva l’istituto della Passione come Ordine, egli accettò con totale disponibilità di spirito, anche se con sofferenza la decisione ed in essa vide e adorò senza la minima esitazione la volontà di Dio.

Secondo giorno della novena “Maria presentata al Tempio” - 13 novembre 2018 - Paolo racconta le sue difficoltà

Dalle Lettere di san Paolo della croce

Io non so quando Dio vorrà che io venga in Orbetello, tanto più che per i miei gravissimi peccati sono in uno stato di tali angustie, desolazioni e abbandonamento, che mai in tutta la mia vera vita sono stato in tal misero stato; e sebbene la mia vita stata tutta piena di tenebre, calamità ed altri moltissimi flagelli, ora pèrò sono in uno stato, che mai è stato simile. Non solo per gli accidenti che occorrono al di fuori, e per le persecuzioni, mormorazioni e dicerie degli uomini, che volentieri abbraccio per umiliare la mia superbia, ma più per le batterie tremende dei demoni, e quel che è più orribile, il tremendissimo flagello del gran Dio sdegnato, che è sopra di me, per cui provo un pezzo d’inferno in vita. Sospiro una buona morte, per i meriti della Passione Santissima di Gesù e vorrei che tutti ne facessero orazione per me.

Già son persuaso e più che certo, che S. D. M. non vuole altro dell’opera che mi credevo dovesse farsi: e S. D. M. me ne dà segni troppo palpabili, e questo sebbene m’aiuti ad accrescere le mie desolazioni, non ostante però mi aiuta ancor più a rassegnarmi e ad accettare tutto in castigo della mia gran superbia, e in corrispondenza a’ benefici di Dio. Vedo, o per dir meglio. prevedo che in breve il Ritiro resterà desolato, e che cresceranno di tal maniera i flagelli, che resterò oppresso e morto sotto la gran soma, che già sono in via. Per carità preghi S. D. M. che si plachi, e mi dia lume per conoscere bene i miei gran mali, e gran contrizione per piangerli, e così dispormi a morire sotto la sferza della misericordia di Dio.

 

Agnese Grazi. Ritiro della Presentazione 16 novembre 1739. (Max Anselmi vol II, n. 514)

 

Confronto e riflessione

* Molto grande, profonda e lunga fu la sofferenza sopportata da Paolo per le difficoltà di tradurre in forme concrete, valide anche per gli altri, quel carisma che egli fin dai primi momenti già viveva in pienezza.

* Paolo sapeva che spettava a lui dimostrare che la sua idea poteva essere vissuta e condivisa da altri: fu questo il problema più assillante finché Clemente XIV non approvò l’istituto. Le continue revisioni della Regola miravano a capire e sperimentare in quali forme quel carisma poteva essere incarnato e vissuto.

* Il motivo della gerarchia nel suggerire e imporre modifiche era solo quello di rendere condivisibile anche da altri un particolare stile di vita. Fu veramente enorme il cumulo delle difficoltà che dovette superare per rendere visibile in forme concrete il motivo ispirazionale da una parte, e dall’altra per non legare lo Spirito a strutture contingenti.

* Questo lavoro che durò tutta la vita lo rese più maturo umanamente e spiritualmente. Sul letto di morte Paolo poteva contemplare l’istituto scaturito, per ispirazione di Dio, dalla sua opera e dalla sua sofferenza, destinato ormai a perpetuare nei secoli la luce del suo stesso ideale di contemplativo ed apostolo dell’Amore Crocifisso.

Terzo giorno della novena “Maria presentata al Tempio” - 14 novembre 2018 - Paolo affida le “cose” della Congregazione al Divin beneplacito

Dalle Lettere di san Paolo della croce

 Le orazioni tanto pubbliche che private, colla Messa in ogni settimana ordinate da me, acciò le applicaste secondo la mia intenzione, la quale non tendeva ad altro che ad impetrare dal Signore di fare la sua Ss.ma Volontà, e che le cose della Congregazione riuscissero secondo il Divino Beneplacito, posso accertarvi che sono ascese al trono della Divina Maestà ed hanno sortito l’effetto che io bramava; poiché dopo l’impiego delle povere mie fatiche e sudori e dopo tutte le immaginabili diligenze, senza aver risparmiato stento e strapazzo veruno, tanto

nei viaggi che nella mia dimora a Roma, alla fine, la domenica ultima dopo Pentecoste, 23 dello spirato novembre, fu fatta la Congregazione particolare dei cinque Eminentissimi Cardinali, destinati da Nostro Signore in cui anche io ebbi l’ingresso due volte, e fu determinato che per ora non si innovasse niente in quanto al fare i voti solenni.

Io però come preposito ed indegnissimo servo di tutta la Congregazione, ho fatto ai piedi del Crocifisso le dovute riflessioni ed ho implorato luce dal gran Padre dei lumi, che non suole porre veruno nella carica di superiore, specialmente di una intera Congregazione, senza concedergli i lumi necessari per governare e riuscire nel proprio impiego, ho rilevato e conosciuto ben chiaro che tal decreto pro nunc è uscito dalla divina e adorabilissima Provvidenza.

 

Ai Religiosi. Vetralla , 30 novembre 1760. (F.Giorgini, n. 345)

 

Confronto e riflessione

* Raramente un fondatore ha incontrato tante difficoltà quante ne ha incontrate Paolo nel fondare la sua congregazione. Si può ben dire che nulla gli è stato risparmiato, dalle fatiche fisiche alle sofferenze morali. Era certo che Dio voleva da lui questa opera e soffriva per non poter mai essere sicuro che finalmente il disegno di Dio si stava realizzando

* Egli stesso più volte afferma che le sofferenze sono state tali e tante da non potersi dire. E’ arrivato a scrivere che la sua Congregazione era ormai alla fine; si stavano per chiudere i conventi ed egli sarebbe andato in giro per il mondo, da solo, per aiutare il prossimo. In queste parole c’era tutta la sua tristezza.

* E’ stata per lui la lunga e personale esperienza della Croce di Cristo. Mai una parola di rifiuto di questa realtà o di ribellione è uscita dalla sua bocca; ha invece accettato tutto e sempre con serena e totale adesione come un disegno di salvezza offerto dalle mani di Dio.

* Specialmente nei momenti più difficili e incomprensibili egli trovava la luce e la forza meditando ai piedi di Gesù Crocifisso. Viveva il tutto in pura fede e nella pace interiore convinto che Dio tutto dispone per il bene dei suoi figli.

* Non si fa esperienza salvifica della Croce se non la si accetta in spirito di fede.

Quarto giorno della novena “Maria presentata al Tempio” - 15 novembre 2018 - Paolo della Croce racconta la sua gioia

Dalle Lettere di san Paolo della croce

 Carissimo p. Rettore amatissimo,

di quanta consolazione mi sia stata la sua carissima, non so dirlo con la penna. Godo

in Domino che costì vadano le cose bene con buon ordine. Questa è grande benedizione di Dio, la quale, grazie a Dio, è dilatata anche in questi due ritiri e si stenderà a mari usque ad mare. Oh! che gran cose vuol fare Iddio! Gesù vuole accendere un gran fuoco in Roma, acciò si dilati e faccia chiaro per tutto. Ho notizie più fresche del ritiro di San Tommaso in formis, e creda V. R. che è luogo preparato da Dio diligentibus se.

Di Roma non so cosa dicono: mi apparecchio a ricevere qualunque cosa, e sarò contento sperando di benedire la Divina Volontà ed amarla in silenzio e con gusto; tanto più che son certo che Dio vuole benedire l’opera alla grande, ed io non vorrei essere con la mia mala vita d’impedimento a tanto bene: implori il divino soccorso per me tanto bisognoso….

Dio ancora le (una persona diretta da Paolo) fa intendere gran cose e gran doni che vuole fare alla Congregazione della Santissima Passione: tutto ciò lo dico in segreto al suo cuore, chè io non ne parlo, né posso parlare con veruno. L’abbraccio in Gesù Cristo con salutare tutti i nostri carissimi fratelli.

 

  1. Fulgenzio Pastorelli, Soriano al Cimino 2 dicembre 1747. (F.Giorgini, n. 86)

 

 Confronto e riflessione

* Anche tra le innumerevoli sofferenze, Paolo nella fondazione della congregazione ha vissuto l’esperienza di una grande gioia per la costante presenza della potenza e grazia di Dio. Il Cristo morto e risorto Paolo lo ha sperimentato vivo e operante nella sua persona e nella sua congregazione.

* Solo una potenza efficace di Dio poteva avere ragione di tante difficoltà e mostrare ancora la vitalità della Chiesa di Cristo in un periodo storico difficilissimo.

* Paolo ha visto l’istituto come un piccolo seme che sarebbe diventato albero rigoglioso nel tempo, o come un grade fuoco che da Roma si sarebbe propagato in tutto il mondo. Vi ha visto la storia del chicco di grano evangelico che muore per portare frutto; la storia della lucerna posta sul candelabro.

* La Congregazione della Passione con la sua presenza austera e incisiva, è stata per la chiesa del tempo di Paolo un segno inequivocabile della presenza di Cristo morto e risorto. E’ stata segno di salvezza per tanti uomini. Lo sarà ancora oggi nella misura che resta fedele al suo Padre e Fondatore.

* Mi sembra che la congregazione sia oggi segno della presenza del Cristo morto e risorto?

* Quale è il mio impegno per rendere questo segno più vivo e incisivo?

Quinto giorno della novena “Maria presentata al Tempio” - 16 novembre 2018 - Paolo vuole i suoi figli “uomini fortissimi, pronti per fare cose grandi”

Dalle Lettere di san Paolo della croce

Vostra Reverenza è trattato alla grande, mentre è cibato alla reale con i cibi conditi e preparati dall’istesso Re. Sieda dunque con comodo a questa mensa reale. Si cibi con buon appetito, il quale si genera dalla fede e dall’amore. Uno di questi giorni pensavo fra me, ai piedi però di Gesù Cristo, che i cibi che si prendono alla real mensa della Croce, sono duri alla digestione dello stomaco animalesco, onde conviene prender sonno perché si digeriscono più dormendo che camminando; ma non basta un sonno semplice, vi è bisogno di gran calore per fare buona digestione onde dormendo al fresco si corre il rischio di non digerir bene; meglio è prender sonno sopra qualche forno ed io non saprei miglior luogo che addormentarsi dopo essersi ben cibati di croci, sopra il Sacrato Petto del Salvatore, fornace di sant’amore: io però non lo fo, né lo so fare perché prendo il cibo senza appetito e con nausea, e però non prendo sonno, per avere lo stomaco molto infermo.

Ora sto in silenzio ed aspetto; preghi Gesù che mi dia fortezza e pazienza, giacché non so prender quel nobil cibo alla grande, come ho detto di sopra.

La Congregazione della Passione di Gesù deve camminar così, ed i suoi figli devono essere uomini fortissimi, provati in variis tentationibus, intus et foris per fare cose grandi, massime in questi tempi tanto pericolosi che hanno bisogno di gente che siano armati di fede, ben esercitata nei patimenti grandi, la quale produce poi meravigliosi frutti d’eterna vita, e fa gustare di quel legno ss.mo quod est in Paradiso Dei mei; ma se ne gusta anche qua giù in quelle più segrete orazioni e comunicazioni con Dio, dopo però ut supra.

Addio, carissimo p. Rettore, mi perdoni per amor di Dio, e resti nel cuore dolcissimo di Gesù, in cui l’abbraccio con tutto il cuore.

  1. P. Fulgenzio Pastorelli, Soriano al Cimino, 29 luglio 1746 (F.Giorgini, n.74)

 

Confronto e riflessione

* Attingere a Dio riandando alla mediazione di S. Paolo della Croce è il presupposto indispensabile per discernere attraverso quali forme possiamo esprimere oggi il carisma passionista. Tale discernimento non può essere fatto senza sofferenza per tutti noi.

* E’ evidente che non c’è nessuno nella congregazione che possa esimersi dalla responsabilità della vitalità dell’ istituto; come nessuno ha, da solo, la responsabilità di tutto, ma tutti siamo responsabili e ognuno può far sì che la congregazione conosca una nuova giovinezza.

* “Tutti siamo responsabili della vitalità e dello sviluppo della Congregazione. La fedeltà al carisma del fondatore attuata in una vita fervidamente operosa, animata da gioia interiore, sostenuta dalla fraterna collaborazione della comunità, costituisce l’invito più efficace per i giovani desiderosi di abbracciare la vita passionista” (Cost. 79)

* C’è in me l’impegno costante e sincero per avere gli stessi sentimenti di s. Paolo della Croce? Di assimilare il suo spirito?

Sesto giorno della novena “Maria presentata al Tempio” - 17 novembre 2018 - LA FEDE : “Vorrei che camminassimo in fede…”

Dalle Lettere di san Paolo della croce

Vorrei che camminassimo in fede. Oh! questa sì, che è la vera via: la fede oscura, guida sicura del Santo Amore: oh, qual dolcezza, la sua certezza mi reca al cuor! così cantò un’anima devota.

Le divine illustrazioni, quando sono veramente d’Iddio causano al principio un sacro timore, un sacro spavento, cagionato dalla cognizione, che Dio dà all’anima della sua grandezza, e poi causano una gran pace e unione con Dio, con intelligenza celestiale, con gran notizia del proprio niente, con affetti grandi, ecc. ; altri mirabili effetti producono nell’anima, alle volte ancora non cagionano quel sacro timore, ma l’anima resta investita da tanta luce in fede viva, che genera un ardentissimo amore verso l’oggetto amato, con gli altri effetti suddetti.

Quando poi vengono con certa pace superficiale, che genera una segreta stima di noi stessi, che ci pare d’essere grati a Dio, d’essere in qualche stato di perfezione, oh Dio! allora sì che bisogna star di guardia, scacciar da sè tali cose, ed umiliarsi a Dio. Chi sarà umile ed obbediente canterà le vittorie.

 

Agnese Grazi, S. Antonio , 26 aprile 1736. (Max Anselmi,  Vol II n. 431)

 

Confronto e riflessione

* S. Paolo della Croce ha vissuto tutta la sua vita alla luce della fede: in ogni avvenimento, in ogni storia, personale e non, egli scorge un disegno provvidenziale di Dio. E’ così che parte per combattere contro i Turchi, sicuro che Dio lo chiama a liberare la cristianità dal pericolo.

* Dalla mano di Dio accetta tutti i travagli che deve soffrire per la nascente Congregazione come momento necessario di avversità perchè l’albero metta radici più profonde.

* Con questo spirito accetta l’esito negativo della sua richiesta di voti solenni e ne ringrazia Dio perché è meglio per la Congregazione stessa. A ogni fatto in cui egli vede la mano di Dio dà la sua risposta personale, pronta, senza riserve…. Ciò che conta per lui è rispondere sempre al disegno di Dio.

* E’ questo l’atteggiamento di fondo su cui è maturata l’esperienza di S. Paolo della Croce e che gli ha permesso di essere lo strumento docile per la fondazione dell’Istituto della Passione di Gesù Cristo.Lo stesso atteggiamento oggi Dio chiede a ognuno di noi per mezzo di Paolo.

 

* Mi impegno ogni giorno a scorgere il disegno di Dio negli avvenimenti, nelle persone, nella storia?

* Quale è la mia risposta personale?

Settimo giorno della novena “Maria presentata al Tempio” - 18 novembre 2018 - LA SPERANZA : “Come una farfalletta giri attorno alla Luce divina”

Dalle Lettere di san Paolo della croce

Sia fedele negli esercizi intrapresi, mai lasci la SS. Comunione. Stia nella solita solitudine, spogliata di tutto il creato, amante del proprio disprezzo, e di non essere compatita da creatura alcuna, con odio santo di se stessa, morta a tutto ecc. Lasci che la povera farfalletta giri con gran libertà di spirito attorno a quella Luce Divina, anzi la lasci tutta sommergere in quell’abisso di luce, di fuoco, di carità, e che s’incenerisca tutta e poi sospiri con ardente desiderio, che questa poca cenere che è lo stesso suo nulla, sia abissata dall’aura amorosa dello Spirito Santo nel mare immenso dell’infinita carità di Dio, da cui esce quel gran mare della Vita Santissima, Passione e Morte del nostro Gesù.

Tutto ciò si fa con una sola occhiata in pura fede. Tutto ciò si pratica nel Cuore SS. di Gesù, perchè stando tutta unita a quell’Umanità SSma di Gesù Cristo vero Dio, non può a meno l’anima di non abissarsi tutta nell’infinito oceano della Divinità.

So bene, che questa è una scienza altissima, ma so altresì che Dio l’insegna a chi sta nel suo niente, e se non l’insegna Dio, da noi non vi ci possiamo mettere. Io replico ciò che tante volte ho detto: si lasci guidare da Dio, lasci l’anima in libertà di correre dietro al soavissimo odore di quel balsamo divino, che inebria i cuori. Tutto il suo studio sia la cognizione del suo nulla e del vero tutto, che è Dio Tutto il suo impiego sia d’essere fedele nella virtù, in star segreta e nascosta, sempre uguale, senza lamentarsi nè con Dio, nè con gli uomini, e star contenta d’essere di sprezzata, muta come un agnellino quando se gli si tosa la lana, sempre dolce, sempre mansueta sempre d’un volto, sempre segreta, ma riceva le divine impressioni in qualunque luogo e tempo Dio gliele dà.

 

 Agnese Grazi , Blera.  ai 26 maggio 1742. (Max Anselmi vol II n. 550)

 

Confronto e riflessione

* Con la risurrezione di Gesù la nostra speranza è fissa in Dio. S. Paolo della Croce è stato sostenuto nella vita da questa speranza pasquale vittoriosa.

* S. Paolo della Croce insiste sullo stare nel nulla, per sottolineare il bisogno di salvezza, che viene operata da Dio. Anche nella direzione spirituale richiama continuamente, come indispensabile, questo atteggiamento di apertura.

* S. Paolo della Croce è stato provato in vari modi. Per tutti è necessaria la purificazione della speranza, tramite prove e tentazioni.

 

* La spiritualità della croce viene vissuta da me come la spiritualità della speranza?

Ottavo giorno della novena “Maria presentata al Tempio” - 19 novembre 2018 - LA CARITA’ : “Lasci riposare il suo spirito nel seno di Dio”

Dalle Lettere di san Paolo della croce

(…)Le dico che è volontà di Dio che lei coltivi l’interno raccoglimento, con la più profonda solitudine dello spirito, poichè in esso si racchiude un gran tesoro di bene, nè si meravigli se non puol spiegare la divina operazione interiore, poichè non sarebbe opera dell’Altissimo, se lei sapesse o potesse spiegarla. Le basti di ricevere ciò che Dio le dà ed amare alla grande. Adunque, signora Anna Maria, entri in questo sacro deserto, chiuda la porta ad ogni còsa creata, ed ivi in sacro silenzio di fede e di santo amore lasci riposare il suo spirito nel seno di Dio, succhiando il sacro latte del santo amore, come una bambina, standosene nel suo vero niente, e riceva con semplicità di fede, senza curiosità di spirito ciò che S. D. M. Ie comunica; dico senza curiosità di spirito, perchè bene spesso in questo dolce riposo d’amore, si vorrebbe sapere ed intendere quel divin lavoro, il che è tentazione, ma bisogna lasciarsi guidare alla semplice e privarsi del proprio intendere, del proprio sapere, del proprio godere e non voler altro che il gusto e volontà di Dio. Procuri di star sempre vestita interiormente delle SS.me Pene di Gesù Cristo e delle divine sue virtù. L’amore è virtù unitiva e fa sue proprie le pene dell’Amato Bene. In questo sacro deserto interiore procuri di starvi sempre ed in tutte le sue operazioni; e quando si ritrova fuori a cagione di qualche distrazione, vi rientri subito con un dolce ravvivamento di fede, accompagnato da un soavissimo affetto, e poi continui il suo riposo in Dio, con attenzione amorosa a S. D. M., senza però alcuno sforzo di testa o fissazione.

(…) Lasci dunque sparire e morire nel fuoco della divina-carità tale afflizione e tutte le altre, e lei se ne stia tutta abissata nel geno Divino e non esca dalla sua santa solitudine senza licenza dello Sposo Celeste.

Anna Maria Calcagnini.

Terracina. Sacro Ritiro di Maria SS.ma Addolorata li 10 marzo 1767 (Max Anselmi vol I n. 53)

 

 

Confronto e riflessione

* Per S. Paolo la spiritualità della Croce culmina nell’amore. Non si tratta di un volontarismo, ma di un altissimo esercizio di “puro amore”. E’ una linea classica della spiritualità ecclesiale.

* Non è possibile salire la scala del puro amore, se non attraverso la scala del puro o nudo patire. Senza la partecipazione alla Passione non si giunge al vero amore.

 

* Il mio cammino spirituale è inteso come cammino di partecipazione alla Passione di Cristo? E’ un cammino di amore?

* La preghiera che mi unisce al Signore è una preghiera di amore e di consegna amorosa nelle braccia del Padre?

* Certi tipi di “patire” vengono valorizzati e accolti come chiamate al puro amore?

Nono giorno della novena “Maria presentata al Tempio” - 20 novembre 2018 - "Vi invito al Calvario..."

Da “La VITA del ven. P. Paolo della Croce” scritta da S. Vincenzo Maria Strambi, 1786  pp.  359-360)

“Il P. Paolo…si preparava con Novene di grandissimo fervore alle feste della Presentazione di Maria SS. al Tempio e della sua Assunzione gloriosa al cielo.

Voleva che tutta la Comunità Religiosa del Ritiro del Monte Argentario, ove la Chiesa è dedicata sotto il titolo della Presentazione di Maria SS., facesse insieme con lui questa Novena, e ne prescrisse il metodo :

esponevasi il SS. Sacramento, e poi fra le altre Orazioni faceva cantare il Salmo 65 “Jubilate Deo omnia terra, psalmum diciate nomini ejus;

perché in quel Salmo vedeva il cammino, per cui Iddio lo avea fatto passare, e ricordavasi ancora delle grazie singolari ottenute da Maria SS. che l’aveva sempre assistito e protetto.

Faceva quanto poteva per trovarsi a quella Novena nel Ritiro stesso della Presentazione.

Quante volte, essendo già vecchio, e storpiato, si partiva dal Ritiro di S.Angelo, o di S.Maria del Cerro, e per strade pessime, con tempi cattivi, nel mese di Novembre, andavasene al Monte Argentaro per per celebrare là con maggior raccoglimento del suo spirito una tal festa.

Con quali sentimenti di divozione e con quali lagrime la celebrasse non è facile il ridirlo : il suo cuore pareva che si struggesse come cera al fuoco per l’amore che portava alla sua cara Madre, e per la gratitudine che le professava. Avvicinandosi la festa gli pareva che fino l’aria prendesse nuova dolcezza…In quel giorno vedevasi tutto penetrato da tenerissima divozione : e sole a dire, che questo santo giorno era giorno anniversario, e felice, in cui si era licenziato dal mondo ; ed in questo giorno stesso desiderò ardentemente di vestir per la prima volta l’abito della Passione; ed offerirsi così nel fior degli anni suoi a S.D.M. Iddio ad imitazione della gran Regina, che nel presentarsi al Tempio fece di se stessa un sacrificio tanto gradito al cuor di Dio.