Venerabile Galileo Nicolini

In una cappella laterale della chiesa conventuale della Presentazione sono conservate all’interno di un’urna bronzea, realizzata dal passionista Tito Amodei, le spoglie mortali del Venerabile Galileo Nicolini. Di seguito alcuni accenni biografici.

Biografia

I suoi genitori erano Luigi, appaltatore di lavori stradali e impresario edile, e Loreta Lucciola. Fin dalla fanciullezza manifestò spiccate doti di intelligenza e particolari doni della grazia. Ricevette la prima comunione presso la chiesa dei Passionisti a Sant’Angelo di Vetralla, poco lontano da Capranica il 26 agosto 1894. Nei dieci giorni di ritiro in preparazione all’evento Galileo ha una visione chiara di quel che sarà il suo futuro, dirà: “Gesù nella prima comunione mi ha fatto conoscere che io debbo farmi religioso passionista“. Essere religioso e sacerdote diventò la sua unica aspirazione.

Il ragazzo dovette superare lo scoglio delle obiezioni poste dal padre che lo vedeva troppo giovane e fragile per affrontare l’austerità della vita passionista.
Il 5 marzo 1895 entrò nel seminario dei passionisti di Rocca di Papa (RM). Il suo buon comportamento fu sufficiente per cui poté essere ammesso al noviziato.
Arrivò nel ritiro dell’Angelo presso Lucca il 25 aprile 1896 dove vestì l’abito passionista l’11 maggio dello stesso anno.

Ebbe come maestro di noviziato il venerabile padre Nazareno Santolini che restò incantato del giovinetto. “Non appena lo conobbi, dirà, ravvisai in lui una perla preziosa affidatami da Dio e mi stimai fortunato di averlo tra il numero dei miei allievi“.
Il 25 febbraio 1897 si manifestò in lui improvvisa e violenta la tisi polmonare, concomitante al rapidissimo sviluppo dell’adolescente.

Il 1 maggio fu trasferito nel ritiro della Presentazione sul Monte Argentario nella speranza che il cambiamento dell’aria potesse giovargli. Nelle condizioni precarie in cui già si trovava, il viaggio fu un vero calvario. Senza un lamento, col pensiero a Gesù Crocifisso e alla Madonna Addolorata sotto la croce, tra le sofferenze ripeteva: “Signore, accrescete i dolori, ma accrescete anche la grazia!“.

Alcuni giorni dopo l’arrivo il male peggiorò e gli venne amministrato il Viatico. Dopo gli si offrì un conforto che rifiutò dicendo: “Gesù mi basta! È l’ultima volta!“. Quando ricevette l’olio degli infermi esclamò: “Padre, quanto è bello morire così“. Con il permesso del Padre Generale dei Passionisti, il beato Bernardo Silvestrelli poté anticipare privatamente la professione dei voti che avrebbe dovuto fare alla fine dell’anno di noviziato, ormai prossima.
Il 13 maggio 1897 verso le ore tre inclinò dolcemente il capo sul lato destro e spirò nel silenzio profondo della notte.

Culto

Il giorno dopo venne sepolto nel cimitero di Porto Santo Stefano (GR) con la commossa partecipazione di tutto il popolo. I funerali furono solennissimi come quelli di un vescovo, tutti dicevano: “È morto un piccolo grande santo”. Era vissuto solo 14 anni, 10 mesi e 26 giorni.
Monsignor Luis Olivares, S.D.B. (+ 1943), vescovo di Nepi e Sutri, la diocesi di Galileo, lo definì “un altro Domenico Savio, entrambi ragazzi santi”.
Il 10 febbraio 1921, per interessamento del suo maestro Nazareno, i suoi resti mortali furono traslati nel cimitero dei Passionisti sul Monte Argentario e successivamente (1925) posti nella chiesa della Presentazione, dove il 21 novembre 1989 vennero definitivamente collocati in un’urna di bronzo (opera di Tito Amodei).
Nell’ottobre del 1921 la curia vescovile della diocesi di Grosseto aprì il processo informativo per la causa di beatificazione e nel 1924 iniziarono i processi canonici presso la Congregazione per le Cause dei Santi, ancora vivente il suo maestro di noviziato.
Il 27 novembre 1981 venne dichiarato Venerabile da papa Giovanni Paolo II.

fonte: Pierluigi Di Eugenio, Galileo Nicolini. Un santo adolescente, in Sotto la croce appassionatamente, San Gabriele Edizioni, San Gabriele (TE) 2006, pp. 239 – 248.