Dove i santi passano. Dio passa con loro

Dove i santi passano. Dio passa con loro

Vari e numerosi sono gli appuntamenti che impreziosiscono quest’Anno Centenario della nascita del Servo di Dio P. Candido Amantini, passionista.
Ieri, venerdì 24 c.m., nel ritiro della Presentazione – qui sul Monte Argentario, dove tutto ebbe inizio – si è tenuto un incontro, seguito poi da una solenne e commossa Concelebrazione Eucaristica, sulla figura del famoso esorcista.

L’incontro, avuto alla presenza di numerosi fedeli- provenienti anche dal paese natale di P. Candido -; alla presenza del Preposito Provinciale P. Fiorenzo Bordo, del Rettore del Santuario della Scala Santa P. Francesco Guerra, di alcuni familiari del Servo di Dio, ha avuto inizio con un video realizzato dal Gruppo di Preghiera «P. Candido Amantini», alle 16.00. Alla proiezione del video sono succedute anche testimonianze di religiosi e semplici fedeli che hanno avuto la gioia di conoscere de visu il Servo di Dio.

Dopo ciò, si è avuta la solenne Concelebrazione presieduta da P. Bordo.
L’evento di venerdì pomeriggio ci ha aiutato a ricordare che i santi sono veramente tanti: la storia della Chiesa ne annovera ufficialmente di ogni «tipologia». Il Paradiso, però, non è pieno solo di quei santi a noi ben noti e venerati, ma è stracolmo di tanti che hanno sentito forte, ugualmente, dentro il loro cuore e nelle dinamiche delle loro vita la chiamata di Dio ed hanno operato secondo il Vangelo.

La fama di santità di P. Candido Amantini è stata ampiamente riconosciuta da ogni ceto di persone, diffondendosi universalmente sempre, più dopo la morte. Già in vita tale fama era diffusa, oltre che in Roma, in varie città d’Italia. Episodi e attestazioni, che documentano la profonda umiltà del sacerdote-esorcista, l’obbedienza, la povertà, la purezza, la carità, la costanza nel lavoro e nella fatica, abbondano nei ricordi vivi di coloro che lo hanno conosciuto.
Già il Santo curato d’Ars diceva che “Dove i santi passano, Dio passa con loro” (In Perle del Curato d’Ars, Effatà Editrice, p. 21). Attraverso la straordinaria figura di questo sacerdote santo e buono Dio continua a parlarci o, meglio ancora, ad interpellarci. L’esempio così efficace e stringente del suo vivere il Vangelo “sine glossa” fa del Servo di Dio un esempio grande che la Provvidenza offre alla vita di ognuno di noi. Una vita pienamente realizzata perché totalmente donata con gioia a Dio, all’Amore Supremo crocefisso che mai delude, mai abbandona. Fare il bene e occuparsi della salvezza delle anime è stata la sua unica preoccupazione nello scorrere della sua vita.

P. Candido è stato un profeta di speranza per innumerevoli persone, di ogni fascia d’età, che tanto hanno sofferto nella loro vita: quanta serenità hanno ricevuto grazie a lui, e al riverbero della sua fede limpida e forte. Una profezia che continua a camminare nel cuore e nella vita di tanta gente, ancora oggi.

La vita di P. Candido ci ricorda che la misura seria della fede è la santità, il cammino sul quale ogni giorno il Signore ci attende, verso quella che San Giovanni Paolo II, ci ha indicato come “la misura alta della vita cristiana” (cfr. Novo Millennio Ineunte, n. 31). Nonostante siano passati più di cento anni dalla sua nascita, P. Candido continua ad affascinarci con quella giovinezza perenne, che illumina sempre il volto dei santi. La sua vita, le sue opere, il messaggio che ci lascia, con il trascorrere del tempo non perdono nulla della loro freschezza, anzi sono come il vino di qualità: più passano i giorni, gli anni, più acquista in bontà e sapore. Il beato Card. Schuster, il 28 gennaio 1932, in una lettera a don Carlo Sonzini, scrive: “La nostra condizione è tale che, o siamo ministri utili a Dio – ed allora saremo santi – o non lo siamo, e allora recheremo più danno che vantaggio alla chiesa e alle anime”. Padre Candido è stato concretamente santo, ha agito e vissuto come tale, trasformando il quotidiano in attimi di cielo; per questo dire che la vicenda stra-ordinaria di p. Candido è vicina a noi è dire poco: essa è in noi, e non possiamo rinnegarla e noi cristiani del 2014 siamo chiamati a farla fruttificare, continuando nelle condizioni del nostro vivere, l’opera di santificazione del p. Amantini. In questa prospettiva la vita e la testimonianza di p. Candido lascia impressionati. Interroga. Ci educa a lasciare il primato a Cristo, sul motto monastico di San Benedetto «nihil amori Christi praeponere», «nulla anteporre all’amore di Cristo» (RB.4,21). Padre Candido ci invita nell’oggi della nostra vita a fare un salto, un salto di qualità spirituale: passare da Gesù “personaggio”, la cui vicenda storica è deducibile leggendo Giuseppe Flavio, o la corrispondenza tra Plinio il Giovane e l’imperatore Traiano o altre fonti extrabibliche, a Gesù “persona”. Un Gesù persona che non rimane nel passato, ma che vive, cammina e opera nella nostra vita, che diviene il Re e il centro del nostro vivere, la cui presenza riscalda e dilata il cuore. La vita del nostro Servo di Dio, specialmente il suo ministero di esorcista, vissuto sotto lo sguardo vigile e sereno del Cristo Acheropita (ἀχειροποίητα), conservato nella Cappella papale del Sancta Sanctorum, nel Santuario della Scala Santa a Roma, ci ricordano che satana potrà vincere delle battaglie. Anche importanti. Ma mai la guerra, poiché la sua lotta contro Dio, è vana! Gli inferi non prevarranno, anche se il male cerca di conquistare il maggior numero di anime. La nostra fede, la fede nel Risorto: questa ci rende vincitori. Sempre. Come p. Candido si lasciò torchiare dal suo cuore anche l’ultima goccia d’amore per Cristo, così anche noi lasciamoci spremere il cuore, liberandolo dal male e lasciandolo abitare da Dio. Certi che il demonio può vincere delle battaglie. Anche importanti. Ma mai la guerra.

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